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Ritorno alla decadenza riprendendo i fenomeni iniziali di grecomauro

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  1. osvaldo4s
     
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    Cambiando spazio su questo Forum, come anticipato nel mio ultimo intervento, mi faccio promotore della ripresa del concetto principale (suppongo) espresso da grecomauro riguardante la decadenza.

    Non entro nel merito di ribattere punto su punto le sue argomentazioni, alcune delle quali condivisibili, altre meno o che necessitano di ulteriori precisazioni (che nessuno ci impedisce di riprendere), ma una cosa per me è certa e pertanto condivisibile e cioè la sua conclusione su quei fenomeni, che pur esistiti in passato, oggi hanno acquisito una particolare forza centrifuga.

    Aggiungerei che tali fenomeni insieme ad altri, pur esistiti nel passato, oggi conoscono dimensioni sociali mai conosciute nella storia del capitalismo per la loro vastità e gravità.

    Per quanto mi riguarda questi incredibili fenomeni si possono giustificare solo se si ammette alla loro base l’esistenza di una grave, profonda e lunga crisi economica, certamente non nata con quella finanziaria del 2008 negli USA. In effetti, parlo di una crisi reale, che affonda le sue radici già nella prima decade del 1900. Ed è proprio questo lungo periodo di crisi economica a spingerci a parlare di decadenza di un sistema sociale.

    Ci si potrà dire che è solo una questione di male gestione dell’economia capitalista, come afferma la stessa borghesia, aiutata in ciò soprattutto dalle sue componenti di sinistra che danno la colpa alla finanziarizzazione o alle politiche liberiste, oppure che essendo ancora in vita il capitalismo parlare di decadenza non serve a niente.

    Ma, brevemente, ricordiamo che cosa è stata la sua reale vita sociale dal 1914 ad oggi: due guerre mondiali, il cui aspetto barbaro e distruttivo e soprattutto la loro inutilità, non trovano precedenti nella storia umana. Tali guerre, costituendo le espressioni più violente di una crisi economica mai realmente risolta, non a caso sono state seguite a loro volta da una terza guerra mondiale non dichiarata, ma che, dalla fine della seconda e fino ad oggi, ha prodotto più danni e lutti rispetto alla somma delle prime due; questa lunga ma barbara agonia della vita del capitalismo inizialmente è stata consentita soprattutto da una forma politica particolare che ha adottato il capitalismo e di un espediente economico. Parlo rispettivamente di capitalismo di Stato, e cioè di quella tendenza universale, che ha avuto inizio proprio dopo la sconfitta della rivoluzione russa e dell’ondata rivoluzionaria che ne è seguita fino al 1924, riguardante successivamente tutti i paesi, e di un trucco economico che ha permesso di drogare la legge della valorizzazione del capitale minacciata ormai permanente dalla natura irreversibile della stessa crisi. In altre parole da una corsa avanti nel credito che si è protratta fino ai nostri giorni, e che proprio oggi ha raggiunto un livello tale che la stessa borghesia chiama “muro del debito”. La qualcosa significa che non è più possibile ricorrere a crediti che non hanno più la minima possibilità di essere onorati.

    Pertanto, tutto ciò non lascia più dubbi sul carattere sistemico ed irreversibile della crisi del capitalismo e sull’esaurimento dei suoi rimedi per mantenere il corpo senescente di tale sistema ancora unito. Ed è proprio questa situazione a spiegarci il drammatico fallimento a catena che oggi sta interessando i più accreditati istituti finanziari del mondo, le più importanti imprese, ed il loro vano tentativo di salvarsi attraverso le delocalizzazioni (mano d’opera a basso costo), ed addirittura il fallimento di interi Stati; inoltre, dati gli altissimi livelli tecnologici dei suoi impianti produttivi, stiamo vivendo una precarietà ed una disoccupazione globale mai conosciuta dal capitalismo, e soprattutto mai subita dal proletariato mondiale nell’arco della sua storia. Ed a questo si deve aggiungere una corruzione incredibile per la sua vastità che trasversalmente sta riguardando ogni settore della classe dominante e soprattutto il suo quadro politico (ed è qui che per esempio va inquadrato anche il rapporto Stato/Mafia e non solo in Italia); ed ancora altri elementi dello stesso tipo come citati dallo stesso grecomuro.

    Per me, ripeto, risulta innegabile che alla base di tutto ciò c’è una crisi economica irrisolvibile che è sempre più difficile da drogare, e che è responsabile di quel marasma politico, giuridico, sociale ed ideologico che attualmente colpisce tutte le istituzioni borghesi. In poche parole il capitalismo è entrato in un suo periodo particolare di decadenza, quello della sua decomposizione, ed inquadrerei quella tendenza centrifuga di grecomauro, proprio in una tale condizione storica, dove tutti i rimedi adottati per prolungare la sua agonia si stanno sgretolando: ogni pezzo di società sembra allontanarsi dal suo centro aggregante, lo Stato borghese, e questa disgregazione diventa lei stessa fattore aggravante della vita economica e sociale.

    Ora è questo stesso marasma sociale che pone all’ordine del giorno: o distruzione dell’umanità attraverso guerre, inquinamenti, miserie, malattie, ecc, o quanto prima possibile rivoluzione proletaria a livello internazionale per superare quest’impasse mortale in cui si è ficcato il capitalismo.

    Mediazioni gestionali con l’economia capitalista e con le sue componenti politiche, che ancora le ammettono, dovessero quest’ultime dichiararsi anticapitaliste e rivoluzionarie tra le più ferventi, non sono più possibili. Altrimenti perché parlare di decadenza? Saluti Osvaldo

    Edited by osvaldo4s - 4/11/2012, 19:47
     
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0 replies since 4/11/2012, 18:26   45 views
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