Napoli Oltre

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  1. osvaldo4s
     
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    Caro Caldep, innanzitutto ti ringrazio per aver risposto con una certa franchezza alle domande che ti ho posto. Chiaramente concordo con te sul fatto che, pur avendo lo stesso problema, pensiamo a possibili soluzioni su piani completamente opposti. Ma ciò, se ti va, non deve impedirci di continuare a discutere, visto che questi non sono argomenti privati. Con questo però non ho intenzione di insistere rispondendo a tutte le posizioni ideologiche che ci dividono. Infatti, i temi sollevati sono complessi ed abbracciano visioni alquanto differenti sulle condizioni che determinano quelle dinamiche storiche con i relativi comportamenti umani e cambiamenti sociali. Sarebbe quindi impossibile affrontarle tutte in un unico intervento per gli approfondimenti particolari che essi richiedono. Ma il fatto che tu, e non sei il solo, attribuisci a Berlusconi, ad un individuo, i peggiori mali dell’Italia veramente non lo capisco. Per tale motivo in questa risposta ho dovuto dilungarmi per dimostrare il fatto che dietro Berlusconi c’è stata la borghesia italiana al completo. Anzi dirò di più, se non ci fosse stato uno come Berlusconi, la borghesia italiana avrebbe dovuto inventarselo. Premetto, e penso che lo abbia fatto capire, che non nutro alcuna simpatia per quest’ultimo. Non vorrei essere frainteso. Ma ora veniamo a bomba. Chi è Berlusconi e da dove è uscito. Certamente non è un extraterrestre o qualcosa di extraterreno. E’ semplicemente uno di quei tanti imprenditori che a partire dagli anni ‘70 e per tutti gli anni ‘80 con la complicità della politica e dello Stato, corrotto e corruttore, è riuscito ad arricchirsi smisuratamente soprattutto coperto dal PSI di Bettino Craxi, almeno come dicono i suoi processi ancora in corso. E tutto all’insegna di un debito statale e di un disavanzo pubblico che in quell’epoca subiva un’impennata piuttosto particolare. Ricordo che nel 1984, De Michelis, ministro degli esteri, si vantava nel dichiarare che l’Italia per il suo PIL (prodotto interno lordo) stava per superare la Gran Bretagna raggiungendo il quarto posto delle nazioni più industrializzate. Però, dimenticava di dire che il debito statale aveva raggiunto la strabiliante cifra di un milione di miliardi di lire. In poche parole il benessere di quegli anni era determinato da debiti che da quel momento non hanno fatto che aggravarsi regolarmente ed in maniera vertiginosa. Ed è in questo contesto politico sociale che va ad affermarsi Berlusconi. Ora però, proprio alla fine degli anni ‘80 ed all’inizio degli anni ‘90, una nuova e più profonda recessione scuote l’economia mondiale, ed essa questa volta fa vacillare per poi abbattere le strutture del blocco yaltiano più debole, l’impero dell’Est, detto falsamente socialista. Non dimentichiamo che prima di allora il mondo era diviso dai due blocchi imperialisti venuti fuori dalla seconda carneficina mondiale (II guerra mondiale). Infatti, in contrapposizione al blocco stalinista, ad occidente troviamo il blocco che ha per capofila gli USA. Con la caduta del muro di Berlino e con la disgregazione inevitabile del blocco dell’Est, gli accordi di Yalta decadono, per cui ogni borghesia europea, confrontata alla nuova e più estesa crisi economica ed anche per la scomparsa del più importante fattore che la teneva unita, il pericolo del “comunismo”, è costretta a giocare, ognuna per sé, le carte nel nuovo assetto politico mondiale. In questo nuovo contesto geopolitico i vecchi alleati si trasformarono in temibili concorrenti e quindi nemici. Purtroppo, la borghesia italiana, se pur guardata sempre dalle grandi potenze con un occhio di riguardo per la sua importante posizione strategica, in quel momento risultava una delle più deboli. Questo fatto creò da parte di quegli imprenditori e di quelle forze politiche più coscienti, più responsabili, con più senso dello Stato, un allarme particolare rispetto al rischio che la nazione stava correndo per la sua situazione economica. Questa situazione incominciò a creare tensioni tra classe politica ed imprenditori. A tale proposito sottolineo il duro scontro tra Pininfarina, presidente della confindustria di allora, ed il ministro del bilancio Paolo Cirino Pomicino. Il primo accusava la classe politica di aver prodotto pessime politiche economiche, il secondo invece accusava gli imprenditori di incapacità, benché fossero stati favoriti per anni proprio da quelle politiche che ora loro condannavano. Intanto Cossiga, presidente della Repubblica, si dava alle esternazioni ed alle picconature. Contrariamente a quello che gli altri politici dicevano di lui, era uno di quelli che dimostrava una quasi piena lucidità. Diceva, infatti, che con quel carrozzone, con quell’armata Brancaleone, non si andava da nessuna parte. E poiché il vecchio quadro politico, legato ai privilegi yaltiani, non aveva nessuna intenzione di mollare, di cambiare rotta circa le politiche di finanza allegra, di indebitamento incontrollato e di una inflazione galoppante, si era reso necessario per questa parte di borghesia italiana, anche sottoposta alle nuove ma necessarie ratifiche di Maastricht, di sbarazzarsene in quanto non più adatto per questo nuovo ruolo politico: cure draconiane e rigore sociale. Non a caso questa parte di borghesia con i suoi sostenitori politici si guadagnò l’appellativo di europeista. Inoltre, questo tentativo di sbarazzarsi del vecchio quadro politico produsse ancora dei contrasti violenti all’interno dei vecchi ma ora traballanti equilibri, in particolare tra l’apparato politico centrale e quello periferico identificato come mafia. Tutti ricordiamo l’arresto e la condanna per mafia di Bruno Contrada, capo dei servizi segreti dello Stato dell’Italia del sud; o l’uccisione di Salvo Lima, proconsole di Andreotti in Sicilia ed eletto a Strasburgo con 300 000 preferenze. Oppure le bombe di puro stampo mafioso che in quegli anni devastarono l’Italia. Tutte espressioni di una lotta intestina tra ex vecchi alleati. La borghesia italiana, quella europeista, si inventò allora tangentopoli e mani pulite e con questo non sto assolvendo nessuno: erano ladri e farabutti. Lo erano, però, pure prima, ma rimanevano inchiodati alle loro poltrone qualsiasi cosa facessero o accadesse. C’era l’equilibrio dei blocchi a sostenerli. O tu pensi veramente che un pool di magistrati, da solo, avrebbe potuto mandare prima in galera e poi a casa tutta la vecchia nomenclatura yaltiana? Non a caso, all’epoca dei blocchi, un tentativo di spostamento del quadro politico italiano verso il blocco dell’Est, da parte degli stalinisti del PCI, sebbene in maniera democratica (elettorale), sarebbe stato soppresso nel sangue dai gladiatori della struttura segreta dello Stato detta GLADIO, come ci svelerà successivamente e senza mezzi termini Cossiga. Ecco un altro esempio esplicativo di come la borghesia intende le elezioni e la democrazia. Ma torniamo a tangentopoli ed a mani pulite. Una volta che questo gruppo di giudici ebbe sconquassato il parlamento borghese 1992/ 93 in campo rimasero da un lato i “comunisti” e dall’altro i fascisti. E questo non perché non fossero lestofanti. Infatti, erano stati meno colpiti da mani pulite essenzialmente per due motivi; Il primo perché non stavano direttamente nella stanza dei bottoni e quindi risultavano meno mariuoli degli altri; il secondo perché, grazie a queste “virtù” solo loro avrebbero potuto rappresentare quella forza più omogenea per garantire in qualche modo la continuità della governabilità dello Stato. Ed, infatti, questa governabilità fu poco dopo garantita da un governo tecnico, accettato da tutte le parti sociali: forze e gruppi politici risparmiati da tangentopoli, confindustria e sindacati. Questo governo tecnico diretto da Giuliano Amato (il Dr. Sottile) incominciò, attraverso una sola finanziaria, a togliere dalle tasche degli italiani la bellezza di 93 000 miliardi di lire. E come se ciò non bastasse, fu proprio Amato a varare quei decreti delegati che diedero inizio a quei processi di privatizzazione della pubblica amministrazione ed in particolare della sanità, con la scusa che bisognava lottare contro gli sprechi e rendere più efficienti questi settori. Per far ingoiare la pillola agli italiani, in particolare ai salariati, fu artatamente propagandato dai media, dai sindacati e soprattutto da quelle forze che si pretendevano nuove, che i vecchi ladroni politici e fannulloni avevano dilapidato le casse dello Stato. Non potendoli recuperare tutti, sarebbero stati, di conseguenza, necessari solo alcuni anni di sacrifici per poi incamminarci sulla ripresa economica e su prospettive rosee. E fu per tale motivo che venne messo su ad arte quello spettacolo termidoriano che i media, in ogni ora del giorno, propagandarono a tutto spessore. Uomini politici ammanettati o che venivano catturati mentre nascondevano nei divani o altrove banconote per milioni di lire (le famose mazzette). E per dare anche un’anima popolare a tale operazione in quel periodo vennero sbrigliati quei movimenti come la Lega Nord di Bossi con lo slogan “Roma ladrona” e la Rete di Leoluca Orlando al sud, per dimostrare che anche in questa zona d’italia, nasceva una tendenza europeista in contrapposizione a quella mafiosa legata agli USA. Queste due formazioni, ma soprattutto la lega Nord, lungi dal rappresentare una nuova ventata di ricambio, ben presto si rivelarono per quello che erano e cioè prodotti della decomposizione del vecchio quadro politico borghese vigente nella cosiddetta 1a repubblica. Ed è a questo punto che entrò in campo Berlusconi, il quale per salvarsi dalla galera, ritenne, a giusta ragione, di buttarsi in politica. Con l’appoggio di Cosa Nostra e cioè di quella parte della borghesia italiana non europeista, ed ancora legata a Zio Sam (USA), promise a tutta la borghesia italiana la costituzione in tempi brevi di un nuovo quadro politico più consono alla governabilità del paese. Infatti, nel giro di nemmeno un anno il Berlusca presentò su un piatto d’argento alla borghesia italiana FI (Forza Italia), bilanciando quel vuoto politico che più si evidenziava dal lato del centro destra. Devo anche dire che all’assemblea confindustriale in cui Berlusconi si propose come politico, la borghesia italiana non lo accolse con entusiasmo. Infatti, l’avvocato G. Agnelli, all’epoca vivente, nemmeno lo applaudì. La borghesia italiana - la grande - si limitò a commentare con uno “staremo a vedere”. Berlusconi veniva messo sotto osservazione. Si fanno le elezioni nel 1994 e Berlusconi vince. Perché vince? E’ facile da immaginarsi: dopo una finanziaria del genere, con il blocco di ogni attività per timore di mani pulite, con una recessione galoppante, è facile dare ascolto ad un avventuriero e bravo affabulatore della pasta di Berlusconi. Ma che cosa fece il neo eletto per prima cosa? Nel momento in cui era ancora funzionante l’operazione ideologica montata attraverso tangentopoli e mani pulite per fare accettare sacrifici agli italiani e si rendeva ancora necessaria una finanziaria di 55 000 miliardi di lire circa, attuò un decreto salva ladri (decreto Biondi) ed una finanziaria non all’altezza delle necessità di bilancio. E fu in quel periodo che gli venne notificato a Napoli, durante il vertice del G8, il primo avviso di garanzia. Chiaramente, la borghesia europeista, ricattando la Lega, riuscì a produrre la caduta del governo Berlusconi ed il tutto fu anche condito da una possente manifestazione di popolo (2 milioni di lavoratori circa), tenuta a Roma e promossa dalla CGIL con a capo Cofferati, appoggiata da tutta la sinistra borghese comprese le sue espressioni gausciste. Il preteso di questa manifestazione fu protestare contro Dini, ministro di FI, che voleva toccare le pensioni. E’ paradossale il fatto che Dini, dopo la caduta di Berlusconi, transfuga nel centro sinistra, che intanto vinceva le elezioni, ed attua la stessa manovra di riforma sulle pensioni. Questa volta a Roma … manco una persona. Come se i sacrifici imposti dalla sinistra facessero meno male rispetto a quelli imposti dalla destra! Intanto tutti i governi di centrosinistra che da quel momento si susseguirono per far quadrare i conti della borghesia nazionale, devastarono le tasche degli italiani rastrellando in pochi anni circa 700 000 mila miliardi di lire. E con quali scuse? Prima bisognava entrare in Europa dove tutti ci saremmo arricchiti. Ma una volta entrati, come volevasi dimostrare non ci siamo arricchiti. Ma ora, perbacco, necessitava rimanerci. E lì giù altri sacrifici soprattutto con l’introduzione di nuove norme sul diritto del lavoro: le stesse che hanno poi provocato, attraverso la flessibilità della forza lavoro, precarietà estesa (legge D’Antoni e successivamente Biagi). A tutto ciò si aggiungeva l’introduzione della moneta unica europea e sappiamo bene come il valore dell’Euro abbia dimezzato il potere d’acquisto dei salariati. Ad oggi abbiamo ben visto a che cosa sono corrisposte queste prospettive rose ed i tanti sacrifici chiesti ai lavoratori italiani: più povertà, più disoccupazione, più precarietà, peggioramento generalizzato delle condizioni di vita dei lavoratori e se vogliamo anche Berlusconi. Tra inciso bisogna sottolineare che questa situazione attualmente sta però riguardando tutti i paesi del mondo. Strana cosa visto che Berlusconi è il capo del governo della sola Italia! Ma tornando ai quei tempi ti meravigli che la gente poi abbia rivotato Berlusconi? Uno che promette mare e monti in un momento di miseria estesa non può che vincere. Questo si chiama populismo. Vedi, Caldep, io sono convinto che è la miseria a corrompere le migliori menti ed a generare degrado sociale e decomposizione ed è chiaro che tutto ciò è successo per una crisi economica che non finisce più e che sembra un pozzo senza fondo nel richiedere sacrifici su sacrifici ai lavoratori e solo ad essi. Per quanto riguarda la cultura, questa richiede capitali, sono gli stessi ricercatori a dirlo, e quando l’economia non va, l’involuzione culturale e garantita. Ritornando a Berlusconi, dice un vecchio proverbio: chi semina vento raccoglie tempesta. Ora se Berlusconi è diventato scomodo per quelle poche forze borghesi ancora lucide, ciò non significa che queste intanto sono riuscite a mantenere la forza per estrometterlo. Le contraddizioni sociali sono andate purtroppo avanti e la borghesia italiana si è ulteriormente spaccata e frammentata. Effettivamente il buffone sembra loro sfuggito di mano. Ora, alla luce di questi fatti, come è possibile non capire che l’esistenza di un Berlusconi, sia come imprenditore che come politico, non sia stata una produzione della classe borghese? E quindi individuare il malessere sociale in una sola persona diventa fuorviante e pericoloso visto che gli stessi ladroni sono ancora qui a chiederci il voto per liberarci di Berlusconi mentre in cambio, possiamo essere certi, per l’ennesima volta ci chiederanno sacrifici, visto che l’economia non va, ed il debito pubblico e quello statale ormai hanno raggiunto cifre spaventose ed insanabili. Alla luce di tutto ciò, in questo contesto storico sociale, puntare poi sul fatto che un inversione di tendenza possa essere determinata da una lotta culturale, morale, con la scheda all’interno di una cabina, ecc. significa pretendere di elevarsi dal pavimento tirandosi su per i capelli (metafisica). Io penso che la strada per l’emancipazione umana deve percorrere altre vie e resto convinto che a funzionare in una tale direzione resta solo la lotta di classe - unico motore della storia umana dell’evoluzione sociale - prodotta proprio dalle condizioni di vita sempre più degradate dei lavoratori. Per quanto riguarda la violenza, questa certamente non dipende dai proletari. I lavoratori fino a prova contraria lottano per la VITA e non per la morte come fa la borghesia. La violenza dipende solo da come risponderà la borghesia alle lotte dei lavoratori. Certamente questi non si lasceranno morire di fame. Ed è proprio la storia ad insegnarci a non farci troppe illusioni sulla borghesia ed ad avere più fiducia nella classe che porta in sé il futuro dell’umanità. Saluti Osvaldo
     
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20 replies since 28/3/2010, 19:57   547 views
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