Napoli Oltre

E' POSSIBILE OGGI UNA RIVOLUZIONE PROLETARIA?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Bogdanov
     
    .

    User deleted


    ..

    Edited by Bogdanov - 1/3/2010, 14:29
     
    Top
    .
  2. lucio spartaco
     
    .

    User deleted


    ...

    Edited by lucio spartaco - 3/3/2010, 08:52
     
    Top
    .
  3. osvaldo4s
     
    .

    User deleted


    Ho letto con attenzione i tuoi (L. Spartaco) interventi. Sono estremamente interessanti. Devo però pregarti di essere più breve. E ciò non perché sottostimo le tue argomentazioni, ma proprio per dare la possibilità di rispondere ai vari ma importantissimi problemi specifici che tu sollevi, ma che nel contesto dei tuoi testi tendono a diluirsi ed a passare quasi inosservati. In poche parole metti troppa carne a cuocere:
    Per esempio caro L. Spartaco: “Mentre nel passato l’unificazione della classe veniva aiutata da strumenti ausiliari, quali sindacati, associazioni, circoli, ecc., questa unificazione oggi diviene possibile solo su basi politiche a partire dalla comune condizione di proletari in relazione non più al singolo capitalista ma al capitale finanziario”. Scusami se non ti ho ben compreso ma che significa ciò che è sottolineato in grassetto? Perché questa unificazione dovrebbe avvenire in relazione al capitale finanziario e non attraverso le lotte che il capitale reale e finanziario comunque scatenano insieme alla ricerca del massimo profitto e per lo sfruttamento intensivo a cui sottopongono i proletari di tutto il mondo? Al n° 4 dello stesso intervento che intendi per fatti rivoluzionari avvenuti in Cecoslovacchia. Che c’è stato di autenticità proletaria in quelle lotte? Nel secondo intervento “A proposito di sinistra borghese e di rivoluzione proletaria...” hai poi sollevato una serie di problemi importantissimi per es. sull’opportunismo che avvelena i ranghi della sinistra comunista ma annoverando tra gli opportunisti anche coloro che appartengono alla borghesia (sinistra borghese per es.) e c’è una bella differenza!. Un altro aspetto importante lo trovo sul seguente paragrafo: “Una vera forza anticapitalista e comunista di classe, deve battersi per tali doveri prioritari e abbandonare gli interessi meschini ed egoistici di una società occidentale che è la causa principale dell'estrema povertà diffusa in tante parti del mondo. Il compito storico dei proletari e dei rivoluzionari che vivono nelle società occidentali, che ogni giorno hanno colazione pranzo e cena assicurati, è quello di schierarsi dalla parte dei veri poveri e costringere le società più opulente e consumiste a condividere e ridistribuire equamente le risorse planetarie, a non depredare le ricchezze, per impostare un sistema di giustizia sociale globale.” Ed anche qui c’è molta carne a cuocere. Per es. che significa politicamente ciò che è sottolineato in grassetto, forse terzomindismo? Ecc.
     
    Top
    .
  4. Eduardo20
     
    .

    User deleted


    Molto interessante la discussione. E' vero però che bisogna cercare di centrarla e non disperderla. Sull'intervento di Bogdanov, molto bello; penso anche io che sia inappropriato parlare di "fatti rivoluzionari", ma al tempo stesso credo che le cose che scrive il compagno su che significa rivoluzione siano veramente eccellenti. Sull'intervento di Lucio, anche io penso che ci siano dei punti da chiarire. In particolare, quando Lucio cita "Franca Rame e altri parlamentari (Salvatore Cannavò, Franco Turigliatto, Fernando Rossi, l'ex disobbediente Francesco Caruso, Willer Bordon, Mauro Bulgarelli, ecc.)" dà un pò l'idea che questo coacervo di personaggi possa far parte, in qualche modo, del campo proletario. Invece dobbiamo imparare a distinguere quei personaggi o quei gruppi che, sotto mentite spoglie, con "linguaggio operaio", cercano di farsi passare per difensori del proletariato da tutti quelli che, in buona fede, difendono posizioni sbagliate. I primi sono dei borghesi, non degli opportunisti. L'opportunismo è una caratteristica dei gruppi proletari che possono allontanarsi dalle posizioni o dal comportamento proletario appunto per opportunismo, per cogliere l'occasione. E' pure evidente che l'opportunismo, se non corretto in tempo, porta alla fine a tradire la causa rivoluzionaria, ma finché questo non avviene un gruppo opportunista non è condannato per sempre. L'altra questione che pure a me ha posto dei problemi nell'intervento di Lucio è la questione dei paesi ricchi e di quelli poveri. E' chiaro che non è questo che voleva dire Lucio, ma quello che si percepisce leggendo il suo intervento è quasi come se la classe operaia dei paesi avanzati fosse garantita, non potesse patire la fame, mentre sempre più testimonianze confermano il contrario, anche negli USA, paese più forte del mondo. Inoltre si percepisce quasi come se si dovesse spingere i governi dei paesi forti per ridistribuire la ricchezza e spostarla verso i paesi poveri. E con quale forza di persuasione visto che la classe operaia a mala pena riesce a reggere agli attacchi che le stanno arrivando addosso giorno dopo giorno? A presto, Eduardo20
     
    Top
    .
  5. lucio spartaco
     
    .

    User deleted


    ...

    Edited by lucio spartaco - 3/3/2010, 08:52
     
    Top
    .
  6. osvaldo4s
     
    .

    User deleted


    Innanzitutto, chiedo scusa al compagno L.Spartaco per avergli attribuito ciò che non ha detto e ringrazio il compagno Bogdanov per la risposta. Tuttavia, si perdoni la mia ingenuità, ma dissento col fatto che “Appare allora evidente che solo il partito politico del proletariato è in grado di unificare nuovamente la classe, di condurla a coscienza comune della condizione proletaria ed al riconoscimento del comune antagonismo col capitale”. Io non penso che solo il partito …. ma anche la nascita dei consigli operai o qualcosa di simile possa, insieme al partito, la cui esistenza è importante per portare avanti la rivoluzione proletaria, unificare nuovamente la classe, di condurla a coscienza comune della condizione proletaria ed al riconoscimento del comune antagonismo col capitale”.
     
    Top
    .
  7. iaia51
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (lucio spartaco @ 13/12/2009, 18:03)
    A proposito di sinistra borghese e di rivoluzione proletaria...

    Dopo il fallimento dell'esperienza di governo targata "centro-sinistro", Franca Rame e altri parlamentari (Salvatore Cannavò, Franco Turigliatto, Fernando Rossi, l'ex disobbediente Francesco Caruso, Willer Bordon, Mauro Bulgarelli, ecc.) hanno ammesso di essere rimasti delusi dal governo Prodi. Costoro hanno impiegato troppo tempo per prendere atto di una verità talmente evidente da far impallidire lo stesso Monsieur De Lapalisse, almeno per chi già prima della vittoria elettorale dell’Unione, nel 2006, aveva previsto quanto sarebbe accaduto. Non grazie a straordinarie virtù profetiche o tramite arti divinatorie, ma semplicemente perché i segnali antecedenti lasciavano presagire il delinearsi di una condizione di inevitabile debolezza e subalternità della sinistra borghese rispetto ai settori più retrivi, opportunisti e moderati della compagine governativa, legati agli interessi di un coacervo di poteri affaristi e parassitari formati da settori industriali decotti, bancarottieri e speculatori finanziari, coalizzati con le forze più avide, egoiste e pericolose della borghesia e del sistema economico e politico italiano.

    Malgrado siano rinsavite, almeno a chiacchiere, tuttavia queste anime resipiscenti di "sinistri" piuttosto tardoni dovrebbero pur decidersi: o fanno i poeti o i politici. Le due scelte sono assolutamente incompatibili, almeno nell'attuale sistema politico in cui la passione e gli ideali, a maggior ragione la sensibilità poetica, sono divorati dall'opportunismo più sfrenato, dal carrierismo più cinico e spregiudicato.

    Persino dal punto di vista democratico borghese tale realtà è assunta come un assioma inoppugnabile. E' ormai sempre più tangibile il processo di corruzione e degenerazione del concetto e dell'assetto della democrazia borghese, conseguenza della decadenza e decomposizione del sistema capitalistico complessivo.

    A mio parere, il principale problema della sinistra comunista, intesa come sinistra di classe, internazionalista e anticapitalista, è sempre stato costituito più dal nemico interno che da quello esterno, più dagli opportunisti e i rinnegati che si annidano tra le sue fila, dai sedicenti "compagni" infiltrati tra i suoi quadri, che si riproducono in modo stalinista e verticista, censurando e perseguitando chi tenta di esporsi e lottare per l'affermazione delle giuste cause dei proletari e delle masse popolari oppresse e sfruttate nel mondo.

    Il vero nemico sono i falsi compagni, coloro che si appigliano a un cavillo burocratico per soffocare l'avanzamento di un movimento schierato dalla parte dei proletari. Il vero nemico è chi parla di regole ma le applica rigorosamente solo agli altri, che in nome di un presunto diritto lo esercita e lo avoca solo per sé, negandolo agli altri.

    A mio modesto avviso, un'autentica sinistra di classe, internazionalista e anticapitalista, non deve adoperarsi esclusivamente per i privilegi riservati agli abitanti della sua nazione, ma deve adottare altre priorità, cioè le esigenze primarie legate alla sopravvivenza quotidiana degli esseri umani che popolano il pianeta e alla sopravvivenza del pianeta stesso e delle principali specie viventi che lo abitano.

    La sinistra comunista, e chi professa di appartenervi, non è onesta fino in fondo se si preoccupa e s'ingegna solo al servizio degli interessi dei lavoratori italiani o europei, ad esempio a vantaggio degli incrementi salariali destinati agli operai del nostro paese, dei diritti degli statali, sul fronte delle liquidazioni, della previdenza sociale e della sanità pubblica, e via discorrendo, mentre nel mondo oltre 35.000 persone muoiono di fame ogni giorno, mentre oltre un miliardo di individui versa in uno stato di povertà estrema, mentre in vaste regioni dell'Africa si muore di malaria, di morbillo o altre malattie infettive da noi totalmente debellate.

    Una vera forza anticapitalista e comunista di classe, deve battersi per tali doveri prioritari e abbandonare gli interessi meschini ed egoistici di una società occidentale che è la causa principale dell'estrema povertà diffusa in tante parti del mondo. Il compito storico dei proletari e dei rivoluzionari che vivono nelle società occidentali, che ogni giorno hanno colazione pranzo e cena assicurati, è quello di schierarsi dalla parte dei veri poveri e costringere le società più opulente e consumiste a condividere e redistribuire equamente le risorse planetarie, a non depredare le ricchezze, per impostare un sistema di giustizia sociale globale.

    Un'autentica sinistra comunista del terzo millennio deve prodigarsi e lottare per un mondo più equo e pulito, in senso sia ecologico che morale, per attuare progetti di solidarietà e di giustizia sociale su scala mondiale. Se non si risolve a realizzare tali obiettivi indubbiamente rivoluzionari, se non dimostra simili intenti e requisiti, la sinistra comunista vale nulla, rinnega semplicemente se stessa, limitandosi a difendere e conservare solo le meschinità e le vanità personali inseguite dagli arrivisti e traffichini, da falsi proletari che in effetti invidiano i ricchi e si disinteressano altamente di coloro che, a poche ore di distanza con un semplice viaggio aereo, non sanno se giungeranno vivi al tramonto.

    Rammento che la sinistra di classe, quella autentica, la sinistra realmente comunista e rivoluzionaria, nacque con una vocazione storica profondamente internazionalista. Il celebre slogan formulato da Marx ed Engels, "Proletari di tutto il mondo, unitevi", presuppone e reclama esattamente il principio prima enunciato. Una vocazione globalista e terzomondista che occorre riscoprire e rilanciare se non si vuole affossare l'idea stessa, i valori peculiari e le prerogative storiche della Sinistra comunista e militante con la S maiuscola.

    Inoltre, la sinistra comunista dovrebbe riscoprire con forza un altro argomento di grande attualità in tempi bui e tristi come quelli che viviamo, in cui si continua a morire tragicamente in fabbrica. Mi riferisco all'analisi marxiana che rivela come il filo conduttore, l'elemento costante e ricorrente nella storia, dall'antichità ad oggi, debba essere rinvenuto nell'asservimento e nello sfruttamento del lavoratore sociale: lo schiavo nel mondo antico, il servo della gleba nella società medievale e l'operaio salariato dell'età moderna risultano tre diverse versioni della stessa figura del lavoratore asservito, ugualmente costretto, benché in forme diverse, a travagliare a beneficio di una ristretta minoranza composta da avidi sfruttatori del genere umano.

    Rileggendo l'opera originale di Marx, sgombra da ogni incrostazione dogmatica, è possibile appurare come nella società moderna sopravviva una determinata forma di schiavitù, dai contorni quasi impercettibili: la schiavitù salariata degli operai che, privi di ogni mezzo di produzione, sono costretti ad alienare la propria forza-lavoro. Solo con l'abolizione dell'asservimento salariale e il superamento del modo di produzione capitalistico, sospeso in una sorta di "limbo" storico soggiogato dallo sfruttamento, l'intera umanità sarà in grado di proiettarsi verso un orizzonte di autentica libertà, di riscatto e progresso generale.

    In questo ragionamento, basato su elementi di certezza e di necessità oggettive, oltre che di speranza e di tensione utopistica e soggettiva, il discorso sulle possibilità di una rivoluzione proletaria globale appare fondato soprattutto nel quadro dell'odierna crisi economica planetaria, come ipotesi di rottura rivoluzionaria all'interno della catena capitalistica internazionale, come azione politica finalizzata alla scomposizione e all'indebolimento del potere borghese nell'ambito di varie nazioni contemporaneamente. Altrimenti si rischia di ripetere, sotto forma di farsa grottesca, quanto si è già verificato e conosciuto in passato con l'isolamento della rivoluzione proletaria "in un solo paese"...



    Edited by iaia51 - 21/12/2009, 17:28

    CITAZIONE (lucio spartaco @ 13/12/2009, 18:03)
    A proposito di sinistra borghese e di rivoluzione proletaria...

    Malgrado siano rinsavite, almeno a chiacchiere, tuttavia queste anime resipiscenti di "sinistri" piuttosto tardoni dovrebbero pur decidersi: o fanno i poeti o i politici. Le due scelte sono assolutamente incompatibili, almeno nell'attuale sistema politico in cui la passione e gli ideali, a maggior ragione la sensibilità poetica, sono divorati dall'opportunismo più sfrenato, dal carrierismo più cinico e spregiudicato.

    Persino dal punto di vista democratico borghese tale realtà è assunta come un assioma inoppugnabile. E' ormai sempre più tangibile il processo di corruzione e degenerazione del concetto e dell'assetto della democrazia borghese, conseguenza della decadenza e decomposizione del sistema capitalistico complessivo.

    A mio parere, il principale problema della sinistra comunista, intesa come sinistra di classe, internazionalista e anticapitalista, è sempre stato costituito più dal nemico interno che da quello esterno, più dagli opportunisti e i rinnegati che si annidano tra le sue fila, dai sedicenti "compagni" infiltrati tra i suoi quadri, che si riproducono in modo stalinista e verticista, censurando e perseguitando chi tenta di esporsi e lottare per l'affermazione delle giuste cause dei proletari e delle masse popolari oppresse e sfruttate nel mondo.

    Il vero nemico sono i falsi compagni, coloro che si appigliano a un cavillo burocratico per soffocare l'avanzamento di un movimento schierato dalla parte dei proletari. Il vero nemico è chi parla di regole ma le applica rigorosamente solo agli altri, che in nome di un presunto diritto lo esercita e lo avoca solo per sé, negandolo agli altri.

    A mio modesto avviso, un'autentica sinistra di classe, internazionalista e anticapitalista, non deve adoperarsi esclusivamente per i privilegi riservati agli abitanti della sua nazione, ma deve adottare altre priorità, cioè le esigenze primarie legate alla sopravvivenza quotidiana degli esseri umani che popolano il pianeta e alla sopravvivenza del pianeta stesso e delle principali specie viventi che lo abitano.

    La sinistra comunista, e chi professa di appartenervi, non è onesta fino in fondo se si preoccupa e s'ingegna solo al servizio degli interessi dei lavoratori italiani o europei, ad esempio a vantaggio degli incrementi salariali destinati agli operai del nostro paese, dei diritti degli statali, sul fronte delle liquidazioni, della previdenza sociale e della sanità pubblica, e via discorrendo, mentre nel mondo oltre 35.000 persone muoiono di fame ogni giorno, mentre oltre un miliardo di individui versa in uno stato di povertà estrema, mentre in vaste regioni dell'Africa si muore di malaria, di morbillo o altre malattie infettive da noi totalmente debellate.

    Una vera forza anticapitalista e comunista di classe, deve battersi per tali doveri prioritari e abbandonare gli interessi meschini ed egoistici di una società occidentale che è la causa principale dell'estrema povertà diffusa in tante parti del mondo. Il compito storico dei proletari e dei rivoluzionari che vivono nelle società occidentali, che ogni giorno hanno colazione pranzo e cena assicurati, è quello di schierarsi dalla parte dei veri poveri e costringere le società più opulente e consumiste a condividere e redistribuire equamente le risorse planetarie, a non depredare le ricchezze, per impostare un sistema di giustizia sociale globale.

    Un'autentica sinistra comunista del terzo millennio deve prodigarsi e lottare per un mondo più equo e pulito, in senso sia ecologico che morale, per attuare progetti di solidarietà e di giustizia sociale su scala mondiale. Se non si risolve a realizzare tali obiettivi indubbiamente rivoluzionari, se non dimostra simili intenti e requisiti, la sinistra comunista vale nulla, rinnega semplicemente se stessa, limitandosi a difendere e conservare solo le meschinità e le vanità personali inseguite dagli arrivisti e traffichini, da falsi proletari che in effetti invidiano i ricchi e si disinteressano altamente di coloro che, a poche ore di distanza con un semplice viaggio aereo, non sanno se giungeranno vivi al tramonto.

    Rammento che la sinistra di classe, quella autentica, la sinistra realmente comunista e rivoluzionaria, nacque con una vocazione storica profondamente internazionalista. Il celebre slogan formulato da Marx ed Engels, "Proletari di tutto il mondo, unitevi", presuppone e reclama esattamente il principio prima enunciato. Una vocazione globalista e terzomondista che occorre riscoprire e rilanciare se non si vuole affossare l'idea stessa, i valori peculiari e le prerogative storiche della Sinistra comunista e militante con la S maiuscola.

    Inoltre, la sinistra comunista dovrebbe riscoprire con forza un altro argomento di grande attualità in tempi bui e tristi come quelli che viviamo, in cui si continua a morire tragicamente in fabbrica. Mi riferisco all'analisi marxiana che rivela come il filo conduttore, l'elemento costante e ricorrente nella storia, dall'antichità ad oggi, debba essere rinvenuto nell'asservimento e nello sfruttamento del lavoratore sociale: lo schiavo nel mondo antico, il servo della gleba nella società medievale e l'operaio salariato dell'età moderna risultano tre diverse versioni della stessa figura del lavoratore asservito, ugualmente costretto, benché in forme diverse, a travagliare a beneficio di una ristretta minoranza composta da avidi sfruttatori del genere umano.

    Rileggendo l'opera originale di Marx, sgombra da ogni incrostazione dogmatica, è possibile appurare come nella società moderna sopravviva una determinata forma di schiavitù, dai contorni quasi impercettibili: la schiavitù salariata degli operai che, privi di ogni mezzo di produzione, sono costretti ad alienare la propria forza-lavoro. Solo con l'abolizione dell'asservimento salariale e il superamento del modo di produzione capitalistico, sospeso in una sorta di "limbo" storico soggiogato dallo sfruttamento, l'intera umanità sarà in grado di proiettarsi verso un orizzonte di autentica libertà, di riscatto e progresso generale.

    In questo ragionamento, basato su elementi di certezza e di necessità oggettive, oltre che di speranza e di tensione utopistica e soggettiva, il discorso sulle possibilità di una rivoluzione proletaria globale appare fondato soprattutto nel quadro dell'odierna crisi economica planetaria, come ipotesi di rottura rivoluzionaria all'interno della catena capitalistica internazionale, come azione politica finalizzata alla scomposizione e all'indebolimento del potere borghese nell'ambito di varie nazioni contemporaneamente. Altrimenti si rischia di ripetere, sotto forma di farsa grottesca, quanto si è già verificato e conosciuto in passato con l'isolamento della rivoluzione proletaria "in un solo paese"...



    CITAZIONE (lucio spartaco @ 13/12/2009, 18:03)
    A proposito di sinistra borghese e di rivoluzione proletaria...

    Dopo il fallimento dell'esperienza di governo targata "centro-sinistro", Franca Rame e altri parlamentari (Salvatore Cannavò, Franco Turigliatto, Fernando Rossi, l'ex disobbediente Francesco Caruso, Willer Bordon, Mauro Bulgarelli, ecc.) hanno ammesso di essere rimasti delusi dal governo Prodi. Costoro hanno impiegato troppo tempo per prendere atto di una verità talmente evidente da far impallidire lo stesso Monsieur De Lapalisse, almeno per chi già prima della vittoria elettorale dell’Unione, nel 2006, aveva previsto quanto sarebbe accaduto. Non grazie a straordinarie virtù profetiche o tramite arti divinatorie, ma semplicemente perché i segnali antecedenti lasciavano presagire il delinearsi di una condizione di inevitabile debolezza e subalternità della sinistra borghese rispetto ai settori più retrivi, opportunisti e moderati della compagine governativa, legati agli interessi di un coacervo di poteri affaristi e parassitari formati da settori industriali decotti, bancarottieri e speculatori finanziari, coalizzati con le forze più avide, egoiste e pericolose della borghesia e del sistema economico e politico italiano.

    Malgrado siano rinsavite, almeno a chiacchiere, tuttavia queste anime resipiscenti di "sinistri" piuttosto tardoni dovrebbero pur decidersi: o fanno i poeti o i politici. Le due scelte sono assolutamente incompatibili, almeno nell'attuale sistema politico in cui la passione e gli ideali, a maggior ragione la sensibilità poetica, sono divorati dall'opportunismo più sfrenato, dal carrierismo più cinico e spregiudicato.

    Persino dal punto di vista democratico borghese tale realtà è assunta come un assioma inoppugnabile. E' ormai sempre più tangibile il processo di corruzione e degenerazione del concetto e dell'assetto della democrazia borghese, conseguenza della decadenza e decomposizione del sistema capitalistico complessivo.

    A mio parere, il principale problema della sinistra comunista, intesa come sinistra di classe, internazionalista e anticapitalista, è sempre stato costituito più dal nemico interno che da quello esterno, più dagli opportunisti e i rinnegati che si annidano tra le sue fila, dai sedicenti "compagni" infiltrati tra i suoi quadri, che si riproducono in modo stalinista e verticista, censurando e perseguitando chi tenta di esporsi e lottare per l'affermazione delle giuste cause dei proletari e delle masse popolari oppresse e sfruttate nel mondo.

    Il vero nemico sono i falsi compagni, coloro che si appigliano a un cavillo burocratico per soffocare l'avanzamento di un movimento schierato dalla parte dei proletari. Il vero nemico è chi parla di regole ma le applica rigorosamente solo agli altri, che in nome di un presunto diritto lo esercita e lo avoca solo per sé, negandolo agli altri.

    A mio modesto avviso, un'autentica sinistra di classe, internazionalista e anticapitalista, non deve adoperarsi esclusivamente per i privilegi riservati agli abitanti della sua nazione, ma deve adottare altre priorità, cioè le esigenze primarie legate alla sopravvivenza quotidiana degli esseri umani che popolano il pianeta e alla sopravvivenza del pianeta stesso e delle principali specie viventi che lo abitano.

    La sinistra comunista, e chi professa di appartenervi, non è onesta fino in fondo se si preoccupa e s'ingegna solo al servizio degli interessi dei lavoratori italiani o europei, ad esempio a vantaggio degli incrementi salariali destinati agli operai del nostro paese, dei diritti degli statali, sul fronte delle liquidazioni, della previdenza sociale e della sanità pubblica, e via discorrendo, mentre nel mondo oltre 35.000 persone muoiono di fame ogni giorno, mentre oltre un miliardo di individui versa in uno stato di povertà estrema, mentre in vaste regioni dell'Africa si muore di malaria, di morbillo o altre malattie infettive da noi totalmente debellate.

    Una vera forza anticapitalista e comunista di classe, deve battersi per tali doveri prioritari e abbandonare gli interessi meschini ed egoistici di una società occidentale che è la causa principale dell'estrema povertà diffusa in tante parti del mondo. Il compito storico dei proletari e dei rivoluzionari che vivono nelle società occidentali, che ogni giorno hanno colazione pranzo e cena assicurati, è quello di schierarsi dalla parte dei veri poveri e costringere le società più opulente e consumiste a condividere e redistribuire equamente le risorse planetarie, a non depredare le ricchezze, per impostare un sistema di giustizia sociale globale.

    Un'autentica sinistra comunista del terzo millennio deve prodigarsi e lottare per un mondo più equo e pulito, in senso sia ecologico che morale, per attuare progetti di solidarietà e di giustizia sociale su scala mondiale. Se non si risolve a realizzare tali obiettivi indubbiamente rivoluzionari, se non dimostra simili intenti e requisiti, la sinistra comunista vale nulla, rinnega semplicemente se stessa, limitandosi a difendere e conservare solo le meschinità e le vanità personali inseguite dagli arrivisti e traffichini, da falsi proletari che in effetti invidiano i ricchi e si disinteressano altamente di coloro che, a poche ore di distanza con un semplice viaggio aereo, non sanno se giungeranno vivi al tramonto.

    Rammento che la sinistra di classe, quella autentica, la sinistra realmente comunista e rivoluzionaria, nacque con una vocazione storica profondamente internazionalista. Il celebre slogan formulato da Marx ed Engels, "Proletari di tutto il mondo, unitevi", presuppone e reclama esattamente il principio prima enunciato. Una vocazione globalista e terzomondista che occorre riscoprire e rilanciare se non si vuole affossare l'idea stessa, i valori peculiari e le prerogative storiche della Sinistra comunista e militante con la S maiuscola.

    Inoltre, la sinistra comunista dovrebbe riscoprire con forza un altro argomento di grande attualità in tempi bui e tristi come quelli che viviamo, in cui si continua a morire tragicamente in fabbrica. Mi riferisco all'analisi marxiana che rivela come il filo conduttore, l'elemento costante e ricorrente nella storia, dall'antichità ad oggi, debba essere rinvenuto nell'asservimento e nello sfruttamento del lavoratore sociale: lo schiavo nel mondo antico, il servo della gleba nella società medievale e l'operaio salariato dell'età moderna risultano tre diverse versioni della stessa figura del lavoratore asservito, ugualmente costretto, benché in forme diverse, a travagliare a beneficio di una ristretta minoranza composta da avidi sfruttatori del genere umano.

    Rileggendo l'opera originale di Marx, sgombra da ogni incrostazione dogmatica, è possibile appurare come nella società moderna sopravviva una determinata forma di schiavitù, dai contorni quasi impercettibili: la schiavitù salariata degli operai che, privi di ogni mezzo di produzione, sono costretti ad alienare la propria forza-lavoro. Solo con l'abolizione dell'asservimento salariale e il superamento del modo di produzione capitalistico, sospeso in una sorta di "limbo" storico soggiogato dallo sfruttamento, l'intera umanità sarà in grado di proiettarsi verso un orizzonte di autentica libertà, di riscatto e progresso generale.

    In questo ragionamento, basato su elementi di certezza e di necessità oggettive, oltre che di speranza e di tensione utopistica e soggettiva, il discorso sulle possibilità di una rivoluzione proletaria globale appare fondato soprattutto nel quadro dell'odierna crisi economica planetaria, come ipotesi di rottura rivoluzionaria all'interno della catena capitalistica internazionale, come azione politica finalizzata alla scomposizione e all'indebolimento del potere borghese nell'ambito di varie nazioni contemporaneamente. Altrimenti si rischia di ripetere, sotto forma di farsa grottesca, quanto si è già verificato e conosciuto in passato con l'isolamento della rivoluzione proletaria "in un solo paese"...



    [QUOTE=lucio spartaco,13/12/2009, 18:03]
    A proposito di sinistra borghese e di rivoluzione proletaria...

    Caro Lucio, è verissimo che il compito storico dei rivoluzionari e dei proletari che vivono nei paesi Occidentali ed, aggiungo io, di tutto il mondo, è quello di lottare per creare un sistema di giustizia sociale ma certo questo non credo sia possibile realizzarlo “ schierandosi dalla parte dei poveri e costringere le società più opulente…”. Prima di tutto perché il proletariato dei paesi Occidentali non credo sia garantito dal poter soffrire fame, disoccupazione,decomposizione,… I paesi Occidentali sono fra quei Paesi in continua concorrenza fra loro e che proprio per questo motivo, continuano a produrre merci in eccesso ,che comunque non potranno mai essere comprate tutte per realizzare il plus valore necessario e che proprio per questo motivo vengono prodotte col minore costo possibile. Tutto ciò, evidentemente, ricade sulle spalle dei proletari, anche nostre ,per intenderci. Anche il problema del clima e delle emissioni non è riuscito a metterli d’accordo, i potenti della terra, che solo in parte e ciò , sempre per lo stesso motivo. Mi sembra impossibile che si possano convincere “ perché costretti “ da sindacati ,intellettuali e partiti di sinistra. Poiché è difficile che chi detiene il potere possa cederlo insieme a tutti i suoi privilegi, l’unico modo possibile è che il proletariato mondiale si riappropri del proprio ruolo, che è quello di produrre una rivoluzione proletaria, per poter interrompere questo pericoloso circolo vizioso che, diversamente, porterà solo alla distruzione dell’Umanità. Il proletariato mondiale è l’unico che può accettare di essere inquadrato, sottomesso, atomizzato, distrutto, oppure combattere,riappropriandosi della coscienza di essere classe, lo Stato capitalista mondiale generalizzando le proprie lotte e dandosi un’organizzazione. La lotta del proletariato per la difesa dei propri interessi e la realizzazione della nuova società comunista non può che passare per la distruzione del capitalismo. Perché si giustifica la rivoluzione e del suo significato ce ne parla semplicemente e chiaramente Bogdanov.
     
    Top
    .
6 replies since 13/12/2009, 16:29   359 views
  Share  
.