Napoli Oltre

Dibattito tra una delegazione operaia della Tekel (Turchia) e una dell’INNSE di Lambrate

COME LOTTARE?

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  1. Eduardo20
     
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    Cari amici, cari compagni, il 6 luglio scorso si è tenuto a Milano un incontro tra una delegazione operaia della Tekel (Turchia) e una dell’INNSE di Lambrate. Questo incontro faceva parte di un tour che un operaio della Tekel ha fatto in Europa per far conoscere le lotte condotte dagli operai in Turchia e per trasmettere il forte messaggio di fratellanza e di solidarietà di cui queste lotte sono state espressione. Poiché io ho avuto l’occasione di partecipare a questo incontro, ho preso meticolosamente appunti nell’ottica di poter a mia volta cercare di diffondere il messaggio di lotta che questo compagno ha voluto trasmettere, cosa che ho fatto riportando all’interno della pagina “Lotte operaie in Turchia” (https://napolioltre.forumfree.it/?t=49536058) il resoconto della presentazione.
    In realtà, successivamente, mi sono reso conto che le note che avevo preso potevano avere un’ulteriore importante funzione. Ho notato infatti, nella discussione che si é sviluppata, che le due diverse delegazioni della Tekel e della INNSE, pure apprezzando l'altrui volontà di battersi e di non cedere alle lusinghe dei padroni, manifestavano talvolta degli approcci diversi a come porsi nella lotta, come portarla avanti, ecc. Ad esempio, nel dibattito ci si è posti la questione di quale sia il soggetto della lotta, gli operai di fabbrica o anche gli impiegati? E come gestire la lotta, appoggiandosi a un sindacato o al limite creandone uno nuovo o fare a meno di qualunque sindacato? Ancora, rispetto alla chiusura delle fabbriche (è il caso sia dell’INNSE che della Tekel) che fare, uscire fuori e cercare di estendere la lotta ad altri settori oppure cercare di difendere la fabbrica, la produzione, occupando lo stabilimento e, a partire da questa posizione, cercare la solidarietà di altri settori, eventualmente creando un coordinamento tra fabbriche occupate?
    Questi sono soltanto alcuni dei quesiti che emergono leggendo il resoconto del dibattito Tekel-INNSE. Questi quesiti non sono affatto una questione limitata agli operai Tekel o INNSE, ma sono IL PROBLEMA che si pone oggi a tutta la classe operaia (vedi Fiat, Agile ex Eutelia, Telecom, precari della scuola, coordinamento Maflow, Coordinamento di S. Giuliano milanese, lavoratori dei call-center, gli autorganizzati dello spettacolo e il Coordinamento dei lavoratori della cultura in lotta, dell'UNICOOP, dei macchinisti delle ferrovie, dei lavoratori della Tirrenia, ecc. ecc. in Italia come nel resto del mondo). D’altra parte basta dare un’occhiata a questo stesso forum o ad altri simili per vedere la quantità e la molteplicità dei modi di condurre una lotta operaia nei vari casi. Sono tutti importanti? Certamente! Sono tutti egualmente efficaci? Possiamo rifletterci assieme discutendone. Di qui l’idea di invitare tutti i coordinamenti, le assemblee, i gruppi operai e i singoli individui a intervenire sulla questione di “come lottare”, a partire appunto dalla pubblicazione del resoconto del dibattito sviluppato tra le due delegazioni Tekel ed INNSE.
    Per meglio orientare il dibattito ho creato altre due pagine, una sulle lotte alla INNSE e un’altra sulle lotte degli operai Tekel in Turchia. Ho cominciato a postare nell’una e nell’altra del materiale che avevo, ma naturalmente chiunque altro disponga di materiali utili, anche su altre lotte, è invitato a fare altrettanto. Un caro saluto a tutti e un grazie per la collaborazione agli operai dell’INNSE e del comitato “Giù le mani dall’INNSE”. Eduardo
    NB: il resoconto della discussione è stato spedito agli operai INNSE che lo hanno riconosciuto valido e lo hanno anche arricchito con alcuni passaggi che erano sfuggiti nella verbalizzazione.

    DIBATTITO TEKEL-INNSE


    Rb: Ciao e benvenuto a Milano. Abbiamo letto su internet della vostra grandiosa lotta. Ma vorremmo farti qualche domanda per capire meglio come vi siete organizzati e come avete condotto la lotta. Tu sei un operaio, ma sei anche un delegato sindacale?

    Operaio Tekel: tutti i delegati sindacali sono scelti dal sindacato e si comportano come vogliono i sindacati.

    Rb: in Italia è diverso perché ci sono le elezioni delle rappresentanze RSU e agli operai è data la possibilità formale di scegliere dei propri rappresentanti sindacali.

    Rs: in Italia abbiamo i funzionari sindacali che non lavorano in fabbrica, invece i delegati sindacali sono lavoratori.

    Operaio Tekel: in Turchia i sindacati si comportano in un certo modo. Ma nei viaggi che ho fatto mi hanno riferito che in Europa i sindacati si comportano allo stesso modo.

    Rb: Anche in Italia gli operai hanno grossi problemi nella difesa dei propri interessi con i sindacati attuali, tuttavia in Italia è un po’ diverso perché c’è la possibilità di eleggere i delegati, e allora noi diciamo che gli operai devono eleggere nelle Rsu i propri compagni più combattivi, quelli che magari sono emersi nelle lotte per determinazione e capacità. Noi diciamo che un sindacalismo operaio ci può e deve essere. Vorrei capire se lui è uno dei membri del comitato di lotta di cui abbiamo letto.

    Operaio Tekel: questo comitato comprende operai di ogni città e io ne ho fatto parte dall’inizio. Questo comitato ha fatto molta attività contro cui il sindacato ha cercato di fare opposizione. Ha fatto occupazioni, come ad esempio di traghetti, con degli operai che si sono ammanettati ad un ponte, occupazione della sede di un partito.

    Rb: avete occupato anche la sede del sindacato?

    Operaio Tekel: molte volte.

    L: del comitato fanno parte anche degli impiegati?

    Operaio Tekel: questo comitato ha preso le mosse come comitato della Tekel, ma successivamente ha integrato i pompieri, gli edili, i lavoratori dell’acquedotto e delle fognature, un istituto di ricerca. Comunque non capisco la distinzione tra operai e impiegati perché sono tutti lavoratori. Sulla questione dell’occupazione degli edifici sindacali, quello del sindacato più importante è stato occupato due volte, poi sono stati occupati edifici in varie parti della Turchia, dove esistono centri regionali del sindacato. Ho una presentazione da fare. Se volete la posso fare.

    M: c’è sempre stata una differenza tra operai e impiegati: gli impiegati sono sempre stati dalla parte del padrone, ora con la crisi se c'è un gruppo operaio deciso e forte si fanno trainare. Passata la crisi saranno pronti a ritornare a fare i servi del padrone e sfruttare gli schiavi salariati cioè gli operai.

    Rb: nella lotta dell’INNSE si è visto come la conduzione della lotta da parte degli operai ha fatto sì che anche gli impiegati e gli ingegneri hanno dovuto riconoscere la buona gestione della lotta e si sono alleati con gli operai. Viceversa quando c’è la conduzione da parte del sindacato, questo non succede, e si arriva alla chiusura delle fabbriche, alla dispersione del gruppo operaio sul territorio, in una parola alla difesa più degli interessi del padrone che di quella degli operai.

    Operaio Tekel: la stessa cosa è capitata alla Tekel dove gli impiegati hanno prima dato un sostegno alla lotta per poi tirarsi indietro quando hanno sentito i capi.

    M: La conduzione della lotta deve essere sempre gestita dagli operai, state sempre attenti agli impiegati e ai capi.

    Operaio Tekel: la lotta della Tekel è partita nel 2000, è diventata nota nel 2009 perché è diventata di massa. Abbiamo raggiunto questa dimensione perché abbiamo lottato per 10 anni.

    C.: adesso, dopo questa esperienza, cosa avete imparato e che progetto avete? Quale lezione traete politicamente?

    Operaio Tekel: molti operai hanno sviluppato la loro coscienza. Un elemento chiave è che vi sono molti operai religiosi. Quando gli omosessuali, le lesbiche, … hanno dato la loro solidarietà, anche gli operai religiosi hanno detto che avrebbero dato solidarietà a queste persone. La lezione è la necessità dell’unificazione delle lotte in Turchia. Ma abbiamo capito che questa non è una lotta solo dei turchi ma una lotta internazionale, è per questo che stiamo lavorando in questa direzione. Abbiamo capito che non c’è differenza di razza o di etnia, che bisogna lottare come operai. Un esempio. Le persone che prima, di fronte ai licenziamenti non dicevano niente, hanno cominciato a reagire.

    Rb: quello che non capisco è che tu (operaio Tekel) lavoravi in una fabbrica del Kurdistan. Quanti operai aveva la fabbrica?

    Operaio Tekel: 1400, ma solo 600 erano rimasti nel 2009.

    Rb: e nel 2009 la fabbrica si è fermata?

    Operaio Tekel: il 1° gennaio del 2009.

    Rb: dunque i 600 operai sono andati a casa? Come mai gli operai non hanno pensato di opporsi, di difendere la fabbrica, di occuparla, di consolidare il gruppo operaio rimanendo legati alla fabbrica, al posto di lavoro? All'Innse è successo così quando il padrone ha detto che chiudeva, istintivamente gli operai sono saltati dentro, superando lo sbarramento della polizia in assetto antisommossa, e all'inizio continuando la produzione da soli.

    Operaio Tekel: abbiamo anche pensato di farlo, ma c’era una dozzina di fabbriche nelle stesse condizioni e abbiamo pensato che occupando le fabbriche ci saremmo messi in una posizione di debolezza.

    Rb: OK, ma non avete pensato di occupare le varie fabbriche e di creare un coordinamento tra le varie fabbriche occupate?

    Operaio Tekel: anche se avessimo preso il controllo di questa dozzina di fabbriche, lo Stato aveva chiuso la produzione, per cui non era possibile in questo modo portare avanti la lotta.

    Rb: alla fine, cosa avete ottenuto da questa lotta?

    Operaio Tekel: La vittoria più importante è che altri operai hanno cominciato a lottare.

    C: ma se il vostro sindacato non era buono, che avete pensato di fare, di organizzare un nuovo sindacato, un partito?

    Operaio Tekel: quello che abbiamo incontrato è un sindacato buono (per i padroni). In Turchia la legge permette al lavoratore di scegliere il sindacato solo se lavora nel settore pubblico, mentre nel privato il lavoratore si deve adeguare al sindacato che esiste.

    C: non avete pensato di organizzare qualche cosa per condurre la lotta?

    Operaio Tekel: l’organizzazione è importante, ma non dovrebbe essere un sindacato, ma un comitato dove tutti gli operai possono prendere la parola. Non esiste un comitato ufficiale Esiste un comitato non ufficiale che è aperto a tutti gli operai che vogliono lottare.

    S: non ufficiale perché avete paura della repressione, o non ufficiale come il “partito operaio informale” che di fatto ha lavorato politicamente all’INNSE?
    Operaio Tekel: il comitato non è ufficiale perché non c’è stata un’assemblea di massa a partire dalla quale si è costituito. Il processo è lungo …

    M: siete coscienti di fare parte di una classe, la classe operaia, che è una classe internazionale? Bisogna formare gruppi operai in ogni fabbrica di ogni nazione.

    Operaio Tekel: lo scopo è quello di estendere la lotta in ogni città.

    M: è importante a questo punto avere dei contatti mail, dei siti internet, per scambiare informazioni.

    Operaio Tekel: la comunicazione è importante, è per questo che siamo qui oggi. Abbiamo fatto 9 riunioni in Germania, 1 a Zurigo, 1 a Milano e la prossima sarà in Grecia. A livello concreto abbiamo pubblicato una piattaforma con un indirizzo internet. Voglio solo aggiungere che adesso andiamo in Grecia.

    Rb: Avete prodotto un documento che non sia solo sulle lotte, ma che esprima delle posizioni politiche?

    Operaio Tekel: la piattaforma che abbiamo prodotto è un documento dei turchi, non è un documento europeo. Ci sono compagni in Europa che ci aiutano a livello di sostegno economico e a livello di gestione del sito. Abbiamo prodotto molti documenti, in particolare un intervento fatto il 1° maggio.

    Edited by Eduardo20 - 25/7/2010, 21:14
     
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  2. Eduardo20
     
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    Carissimi, faccio presente che è uscito un articolo sul giro fatto dalla delegazione della Tekel in Europa, tra cui c'è anche l'incontro di cui ho riportato notizia nel messaggio precedente. Credo sia importante capire meglio, attraverso questo articolo, le finalità che si ponevano questi lavoratori che, dopo aver portato a termine un'eroica lotta, hanno voluto trasmetterne l'esperienza agli operai di altri paesi. L'articolo è: Giro in Europa di una delegazione di lavoratori della Tekel (Turchia): trasmettere l’esperienza della lotta di classe e si accede con l'indirizzo: http://it.internationalism.org/node/1004. Eduardo
     
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1 replies since 25/7/2010, 00:28   194 views
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