Napoli Oltre

2. A proposito di paura e di altri sentimenti

Napoli 7 e 8 maggio 2011 - weekend di incontro e di confronto

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  1. polrpk
     
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    Concordo nel ritenere questi aspetti importanti, ma non tanto per quello che ci possono dare in più, quanto per le illusioni che un dibattito su questi aspetti è in grado di chiarire.

    I sentimenti sono un aspetto fondamentale nella possibilità di riscatto individuale e collettivo?
    Credo che siano un aspetto, ma non quello fondamentale. In ogni epoca storica ci sono sempre stati individui "avanti" rispetto alla media e alle condizioni sociali, con sentimenti molto nobili. Ma nonostante la loro abilità o volontà, nonostante i danni che possono essere stati in grado di infliggere ai potenti di turno, in un contesto di socializzazione così alto come da molti secoli viviamo, è impossibile un riscatto individuale senza un riscatto collettivo. Questo dev'essere un punto fermo: nessuno può sottrarsi alle regole e agli effetti della società. Nessuno, in nessuna occasione, neanche vivendo come eremita.

    Pertanto l'attenzione deve essere posta sulle opportunità di riscatto collettivo. E non credo che la partita si giochi sui sentimenti, anche se sono presenti e comunque svolgono un ruolo rilevante.
    Ogni azione umana (tanto più se importante e radicale come una rivoluzione) è mossa da sentimenti: tutte, anche le più stupide, anche le più razionali. Ma io penso che ciò che avviene nell'ambito individuale sia l'opposto di ciò che avviene in quello sociale: individualmente è il sentimento che da il via alle azioni a-sentimentali (il ricercatore studia senza sentimenti solo perché è mosso prima dal sentimento di desiderare la verità); collettivamente sono fattori a-sentimentali che permettono e fondano l'azione sentimentale (è un appuntamento in piazza che permette agli uomini presenti di tirare fuori il coraggio di scontrarsi con la polizia). Questo mio ragionamento è in qualche modo suffragato sia da alcuni fatti, sia dal pensiero di grandi studiosi.
    Riguardo alla guerra, Clausewitz sostiene che il genio guerriero (cioè quel complesso di sentimenti e skills del guerriero) è indispensabile e sempre presente nella guerra, ma una guerra non può basarsi su questo poiché la guerra è continuazione della politica con altri mezzi; cioè istituzione non sentimentale per eccellenza. Analizzando ulteriormente, la cosa è ancora più chiara: i tre livelli della guerra decrescenti per generalità e importanza (politica, strategia, tattica) contengono una quantità crescente di sentimenti. La politica fonda la guerra, ed è priva di sentimenti ma solo di calcoli. La strategia è studio sul modo di realizzare quella politica attraverso la guerra: è sempre molto razionale, ma già contiene un grado di sentimentalismo, quello bellico. La tattica è il modo di portare a realizzazione la strategia in un determinato contesto: è molto più sentimentale poiché la tattica è la direzione di un combattimento, come l'occhio di un cecchino dirige il fucile sul bersaglio prima di sparare. Ed è li, nel combattimento, che il genio guerriero ha il sopravvento. Il soldato non pensa, agisce mettendo in campo non intelligenza, ma sentimenti: coraggio, audacia, fermezza, professionalità, lealtà. l'unica azione di un soldato in battaglia è quella di sopravvivere lui stesso e di uccidere; non sa e non gli importa né della politica, né della strategia e né della tattica se non per quanto riguarda il suo compito. Tant'è che Clausewitz ritiene più importante l'intelligenza dei generali che la bravura dei soldati come combattenti, essendo secondo lui la guerra avvolta nella nebbia dell'incertezza dove solo l'intelligenza strategica può fare la differenza.

    Nel contesto sociale la direzione è dunque la seguente: condizioni materiali/leggi sociali -> opportunità -> battaglia (sentimenti). Sentimenti opportuni in una rivoluzione (quindi fermezza ma non spietatezza, solidarietà, coraggio, sete di giustizia, ecc.) permettono battaglie fruttuose per la causa rivoluzionaria, ma non sono queste virtù a dare il via alla rivoluzione né a permetterle di vincere.
     
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4 replies since 21/9/2011, 11:56   143 views
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