Napoli Oltre

3. Sulla natura della crisi

Napoli 7 e 8 maggio 2011 - weekend di incontro e di confronto

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  1. osvaldo4s
     
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    Intervengo per dire che cosa penso sulla natura della crisi del capitalismo o perlomeno quello che sono riuscito a capire da fonti tipo: “L’Accumulazione del Capitale e “La risposta agli epigoni” di Rosa Luxemburg). Oltre a discussioni e letture su tale argomento. Vorrei premettere che un tale intervento è dettato dalla necessità mia e credo di molti compagni di avere, attraverso altri interventi, la possibilità di chiarire meglio la natura della crisi per le implicazioni sociali e quindi politiche che essa comporta.
    Tu dici, Daniele, che
    CITAZIONE
    La saturazione dei mercati non è un qualcosa di immanente al capitalismo: il sistema ha mostrato più di una volta di sapersi modificare in risposta alla saturazione dei mercati. Questa caratteristica è ripresa da quanto ho detto sopra sull'emergere di nuovi mercati (es. l'informatica e i servizi).

    Io penso invece che la saturazione dei mercati capitalisti è immanente al capitalismo e rappresenta proprio la sua tara genetica. Il fordismo ha solo migliorato la produzione per un tempo relativamente breve e pertanto non è stato in grado di dare una risposta definitiva alla crisi, e la stessa cosa si può dire dell’informatica. È vero, il modo di produzione capitalista può anche modificarsi ma nonostante ciò è andato ineluttabilmente verso l’aggravamento della sua fase di decadenza. Iniziata questa verso la fine del primo decennio del 1900, con la saturazione dei mercati non capitalisti che intanto anch’essi diventavano capitalisti.
    Ma proviamo a ragionare su tale argomento:
    Se un capitalista (A) investe del capitale e manda avanti un ciclo produttivo, di certo alla fine della produzione si trova una certa quantità di merce che deve obbligatoriamente vendere tutta se vuole valorizzare il capitale attraverso il plusvalore estorto ai salariati e contenuto proprio in quest’ultima. Ora supponiamo pure che i lavoratori salariati che hanno contribuito a produrre quella merce riescano a spendere tutti i loro salari (loro massa salariale) per comprare la merce da loro stessi prodotta. In tal caso, ci rendiamo subito conto che questa massa salariale (definiamola (uno) per comodità di ragionamento) non può assolutamente valorizzare il capitale iniziale (essa infatti è inferiore al capitale inizialmente investito dal capitalista (A)). Né tanto meno il capitalista (A) può valorizzare il suo capitale iniziale comprando (lui) quella parte di merce che il salariato (uno) non è riuscito a comprare.
    Chi potrà valorizzare dunque questa parte di capitale contenuto nella merce che non si riesce a vendere, almeno in quel settore di capitalismo? Ebbene, direte: ci sono altri salariati ed altri capitalisti (definiamoli (B))che, disponendo i primi di una massa salariale (definiamola (due))ed i secondi di capitali entrambi appartenendo ad una sfera capitalista al di fuori di quella inizialmente considerata, ma pur sempre capitalista, possono rappresentare un mercato solvibile per quella quantità di merce che abbiamo considerato non vendibile prodotta dal capitalista (A). Per cui i salari dei primi (uno) + quello dei secondi (due)+ i soldi dei capitalisti (B) appartenenti questi ultimi due, come su detto, ad un'altra sfera produttiva, possono acquistare tutte le merci prodotte dai primi ed attraverso il necessario plusvalore in esse contenuto valorizzare il capitale.
    Ma il salariato di una zona di capitalismo, proprio perché è salariato deve acquistare tutto quello che gli serve per sopravvivere da salariato e pertanto può acquistare sola una minima parte della merce che c’è in circolazione. Pertanto, è impossibile che, i salariati, anche appartenenti a campi produttivi diversi, possano essere acquirenti solvibili di tutte le merci in circolazione. Infatti, quest’ultimi (due) come salariati di (B), non potranno valorizzare come è capitato per (uno) il capitale investito in qualche ciclo produttivo mandato avanti dallo stesso (B). Né tanto meno (B) è in grado di valorizzare il suo capitale acquistando quella merce che non si riesce a vendere per i motivi su citati. Oltretutto, ed intanto, tutti i capitalisti devono far fronte alla caduta tendenziale del saggio del profitto indotta dalla necessità di sconfiggere il concorrente, sempre più aggressivo, aumentando la produzione e riducendo il costo del lavoro attraverso investimenti massicci nel capitale fisso (tecnologia ecc.). Tutto ciò rende ancora più irrealizzabile attraverso l’intera massa salariale la rivalorizzazione del proprio capitale, sia essa di A o di B o di tutto l’alfabeto. Allora, o quella parte di merce non venduta può dare profitti attraverso mercati non salariali e cioè non capitalisti oppure, se questi non esistono più in maniera sufficiente per valorizzare il capitale globale, è crisi da sovrapproduzione generalizzata, che oltretutto spinge verso un ulteriore ribasso la caduta tendenziale del saggio del profitto. Ed anche aumentando il tasso di sfruttamento di qualche settore del salariato (aumento delle ore di lavoro non pagate), comunque, non si riesce a valorizzare il capitale se non occasionalmente ed in maniera non significativa per ridare un senso progressivo all’insieme del sistema. Per farla breve se consideriamo il capitale mondiale una sola unità ed il salario mondiale una sola unità quest’ultimo in un tale tipo di mercato, come è quello attuale, non può assolutamente valorizzare il capitale UNO perché come un tutto non è in grado di acquistare tutta la merce prodotta. Pertanto penso che il capitalismo non abbia soluzioni per uscire dalla sua crisi e quello che invece tocca ai proletari del mondo intero è proprio ciò che tu prospetti nella seconda ipotesi del tuo intervento
    CITAZIONE
    il capitalismo non ha alcun modo di garantire una vita libera dalla precarietà, che altro non è che un modo di aumentare lo sfruttamento dei lavoratori

    anzi riprendendo una tua frase che condivido molto, citata nella sezione di questo forum sulla solidarietà (in particolare al popolo siriano), è proprio vero che
    CITAZIONE
    … mai come oggi risulta attuale il bivio "comunismo o distruzione dell'umanità", ma mai come oggi questo bivio fa paura

    Osvaldo

    Edited by osvaldo4s - 10/10/2011, 06:15
     
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42 replies since 21/9/2011, 11:53   1376 views
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