Napoli Oltre

3. Sulla natura della crisi

Napoli 7 e 8 maggio 2011 - weekend di incontro e di confronto

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  1. polrpk
     
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    A catinap: se i magazzini sono pieni e (soprattutto i piccoli commercianti che vendono prodotti di massa) svendono le merci non è certo perché si producono troppe merci. La sovrapproduzione e la sottoproduzione sono fenomeni costanti in un economia anarchica come quella di mercato, ma questo non significa che è patologica; il valore delle merci ha esattamente la funzione di meccanismo di regolazione della produzione. Se vengono prodotte troppe merci rispetto a quelle che il popolo può permettersi, i prezzi crollano e i capitalisti investono i loro capitali altrove (magari nella produzione di barche o case da gioco).
    E' ovvio che se i mercati fossero infiniti i capitalisti farebbero profitti infiniti; la domanda di merci sarebbe, infatti, illimitata! Ma non è per questo che il capitalismo è destinato a crollare (infatti sarebbe ipotizzabile uno stato stazionario perenne).

    Il punto è che l'unico fattore che "crea" valore, il lavoro vivo, è sempre più esiguo numericamente all'interno di ogni attività produttiva. I marxisti ripetono questa cosa del "lavoro vivo che crea valore" come un mantra, spesso senza aver compreso cosa significa, perché crea valore. La risposta è semplice, ma è meglio ripeterla: supposto l'equilibrio ipotetico tra le diverse sfere di produzione, al ricavato dalla vendita della merce vanno tolto i costi del capitalie costante, rimanendo il valore aggiunto dal lavoro. Se il legno, chiodi e martello mi costano 10 euro, e rivendo il tavolo per 20 euro, è evidente che 10 euro sono un valore aggiunto dal mio lavoro di falegname; senza il lavoro vivo, legno, chiodi e martello non avrebbero acquistato alcun valore aggiuntivo. Se il costo del capitale costante va sempre detratto dal ricavo totale, il reddito da lavoro è l'unica fonte di un profitto per un parassita-capitalista: mi approprio di tutto il reddito da lavoro, escluso il minimo che serve al produttore per vivere. Ecco il plusvalore, semplicemente, senza alcun misticismo. E' come pagare un pizzo ad un mafioso, la classe operaia si trova in questa situazione.
    Ora, se il lavoro vivo rappresenta il 90% del valore del prodotto, io capitalista ho molto margine di furto; ma se la composizione organica è molto alta, io già in partenza mi trovo costretto a detrarre la maggiorparte del ricavo dalla vendita per ripagare il capitale costante, ho ben poco da rubare a quei pochi operai rimasti.

    Quello che vediamo con i nostri occhi confermano ampiamente questa legge: l'unca cosa che la borghesia può fare è tentare di aumentare il saggio del plusvalore, il saggio di sfruttamento, per far si che a parità di capitale costante aumenti almeno la parte di reddito da lavoro che il capitalista può estorcere. Da qui gli attacchi continui a salari, welfare, ecc.
    Il nervosismo dei mercati è più d'ogni altra cosa esplicito: è evidente anche ai muri che il problema è la mancanza di fiducia in un economia che non cresce. E qual'è L'UNICO fattore che impedisce all'economia capitalista di crescere? La mancanza di profitti.

    La frittata la girano e la rigirano, ma il problema non si sposta di un millimetro da come l'ha posto Marx più di un secolo fa.
     
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42 replies since 21/9/2011, 11:53   1376 views
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