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Pubblico di seguito, una bella recensione al libro di poesie "Mangime per le macchine", scritta da una lavoratrice dell'Università di Salerno. Trovo lo scritto molto stimolante e penso ci possa fare riflettere su quello che è il conflitto continuo che viviamo in questa società, sul nostro lavoro e non solo. Come molto bene commentano i compagni dell'Istituto Damen: "Una dimostrazione ulteriore della potenza globale della poesia di Xu Lizhi"
Cosa sappiamo di preciso sul funzionamento delle dinamiche lavorative all'interno dell'Ateneo, sui ritmi di lavoro, sulle condizioni di vita, sui salari? L'impiego dei nuovi regimi di appalto non hanno intensificato lo sfruttamento della forza lavoro? L'abbassamento dei costi di gestione dei servizi, ci riporta alla nota tendenza che avveniva agli inizi della civiltà industriale dove venne esercitato il massimo dominio di “classe”; lo stesso regime di oppressione tipico di una classe dominante nei confronti di una classe proletaria, operaia o working class , come la si preferisce definire.
“Ma poco importa. La vita dell'operaio è una merce deprezzata”
Leggendo le poesie di Xu Lizhi, raccolte nel testo “Mangime per le macchine”, sulla quarta di copertina si legge che non si tratta di una storia inventata, ma una storia vera un operaio morto suicida. Sempre sulla quarta, (in genere si comincia la lettura dall'introduzione di un testo, a volte però è dalla fine che bisogna ricominciare) vi è una sorta di invito a vedere o meglio ad apprendere a guardare.
L'Ateneo dovrebbe apprendere ad osservare il campus che lo circonda o per lo meno non fare finta di non sapere che c'è un conflitto.
Conflitto
“Tutti dicono che sono un ragazzo di poche parole e non lo nego ma in verità che io parli o meno sarò sempre in conflitto con questa società”
Xu Lizhi il 7 giugno 2013
La società, la città, la comunità, il campus. Il mio conflitto è qui ed ora. Il campus classe dominante ed io proletaria che devo piegarmi al cospetto di esso. Ma non basta vedo i colleghi piegarsi anche ad altri domini, domini radicatisi nel tempo, forse anche inconsapevolmente, un sistema che vede in primis l'Ateneo con la Fondazione e la politica del luogo a cui si aggiunge il dominio dell'azienda e quella dei sindacati e scendendo ancor più giù, nelle gerarchie dettate dai ruoli e dalle mansioni dei colleghi stessi, che elencati così in un ordine quasi prestabilito spaventa anche me.
Ci hanno addestrati ad essere docili, non sappiamo gridare né ribellarci, forse ci lamentiamo, ma non denunciamo.
Ci siamo addormentati.
"Mi addormento, proprio, cosi, in piedi.
La carta davanti ai miei occhi ingiallisce Con un pennino d’acciaio la incido su di essa del nero irregolare Piena di parole come officina,catena di montaggio, macchina, libretto di lavoro, straordinari, salari ... Mi hanno addestrato a diventare docile Non so come gridare o ribellarmi Come lamentarmi o denunciare So solo come sfinirmi in silenzio Quando ho messo piede per la prima volta in questo posto Speravo solo che la grigia busta paga
il dieci di ogni mese, potesse donarmi un po' di conforto Per questo ho dovuto smussare gli angoli e le mie parole Rifiutare di saltare il lavoro, rifiutare le assenze per malattia,
rifiutare il permesso per questioni private
rifiutare di arrivare in ritardo, rifiutare di andare via prima alla catena di montaggio rigido come il ferro, le mani che volano come ali, Quanti giorni, quante notti E' proprio così che mi sono addormentato in piedi?"
Xu Lizhi 20 agosto 2011
Non voglio essere Xu Lizhi, sono spaventata è vero, ma non voglio addormentarmi, voglio cambiarmi e cambiare. Se si vuole cambiare gli altri bisogna cambiare prima se stessi. Un po come quando si vuole recuperare una città, per darle un nuovo aspetto cominci dalle buche sull'asfalto.
Siamo operai, siamo le buche del campus, non copriteci con una pala di asfalto, un rattoppo e via, Ricostruiamo un manto stradale nuovo.
Angela Santorelli 8 maggio 2017
Fonte : http://www.istitutoonoratodamen.it/joomla3...29-mangimeunisa
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