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SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE AI DISERTORI DI ENTRAMBI I FRONTI

Morire per la patria , morire per niente ...

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    Riceviamo e diffondiamo :
    SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE AI DISERTORI DI ENTRAMBI I FRONTI



    Ammutinamenti nell’esercito russo e Appello alla
    solidarietà internazionale con i disertori

    Traduciamo e pubblichiamo questi due importanti testi – scritti da compagni
    dell’Europa centrale –, strettamente collegati tra loro. Il primo riporta alcuni episodi di
    ammutinamento nelle file dell’esercito russo, il secondo rivolge un Appello a sostenere a
    livello internazionale i disertori di entrambi i lati del fronte. Un sostegno ideale e pratico
    concepito come tutt’uno con «la lotta di classe, la mobilitazione nelle strade, il
    sabotaggio dell’economia, l’azione diretta contro la guerra permanente…» nei paesi che
    contribuiscono – da lontano e per procura – al proseguimento dei massacri in Ucraina.
    Facciamo nostre e rilanciamo le parole di questi compagni.
    Ammutinamenti nell’esercito russo
    Originale in lingua ceca: https://antimilitarismus.noblogs.org/.../vzpoury-v.../
    «Il punto non è sapere come un popolaccio caotico e ribelle può sconfiggere gli eserciti disciplinati e ben
    organizzati dello Stato capitalista nel corso di una battaglia regolare, bensì comprendere come questo
    movimento di massa può minare la capacità di combattimento effettivo dell’esercito e provocare il crollo
    e la dispersione delle forze armate dello Stato».
    Harass the Brass
    In tutte le guerre, prima o poi, compaiono delle tendenze alla diserzione, a
    diverse forme di sabotaggio e di ammutinamento da parte dei soldati semplici.
    Le motivazioni di coloro che prendono parte a queste attività possono essere
    variegate e talvolta assai contraddittorie. In ogni caso, si tratta sempre di un
    contributo importante alla sovversione delle forze armate dello Stato, che
    indebolisce la capacità dell’esercito a fare la guerra.
    Malgrado la propaganda filo-regime e pro-guerra, si moltiplicano le
    informazioni sul cattivo morale dei soldati dell’esercito russo. I soldati si
    rifiutano di eseguire gli ordini, disertano e organizzano degli ammutinamenti.
    Nella regione di Oulianovsk, per esempio, più di 100 uomini si sono ammutinati
    il 2 novembre 2022. La rivolta nel centro di addestramento è stata resa pubblica
    dal canale informativo di opposizione Serditaya Tchouvachia [Slovacchia in
    collera], secondo il quale più di 100 riservisti mobilitati si sono rifiutati di partire
    per l’Ucraina.
    «Ci rifiutiamo di partecipare all’operazione militare speciale e ci batteremo per la
    giustizia fino a quando non otterremo i soldi promessici dal nostro governo diretto dal
    presidente russo! […] Perché dovremmo combattere per questo Stato e lasciare le nostre
    famiglie senza sostegno?». Si possono leggere anche delle dichiarazioni più
    prosaiche: «Ci hanno presi per il culo».
    La rivolta è stata repressa dalla polizia anti-sommossa OMON e dalle truppe
    della Guardia nazionale, direttamente subordinate al presidente Putin. Alcuni
    soldati sono stati arrestati dalla polizia militare. Tutte le armerie del centro sono
    state sigillate. Tutte le persone detenute durante la ribellione sarebbero state
    rilasciate senza accuse e l’intera unità è stata autorizzata a rientrare a casa per
    due giorni.
    Un altro ammutinamento di uomini mobilitati ha avuto luogo a Kazan. I
    mobilitati del centro di addestramento hanno protestato contro le condizioni che
    devono sopportare. Sono stati riforniti di fucili automatici arrugginiti, poco cibo
    e poca acqua, ma hanno almeno ricevuto un po’ di legna per scaldarsi. Un
    ufficiale è arrivato per negoziare con i soldati, ma se ne è scappato in fretta per
    via delle violente minacce.
    È stata anche divulgata una lettera nella quale i marinai russi accusano Vladimir
    Putin di averli portati al massacro. Vi accusano Putin di trattarli come
    «carcasse» e i generali di utilizzarli come «carne da cannone». I soldati
    demoralizzati affermano anche che i comandanti nascondono il caos che regna a
    Donetsk e minimizzano il numero delle vittime per paura di doverne render
    conto.
    La lettera è stata pubblicata mentre era in corso un ammutinamento nelle forze
    armate russe, durante il quale 2000 coscritti hanno accerchiato il generale Kirill
    Kulakov e gli hanno urlato con rabbia: «Vattene!», «Vergognati!» e «Abbasso il
    regime [di Putin]!». A un dato momento si sente il generale dire: «Rispondo alle
    vostre domande...». Ma uno dei coscritti in collera gli grida: «Puttana d’un generale,
    sai bene dove ci mandi».
    Uno degli ammutinamenti dei soldati russi ha persino provocato la morte di un
    colonnello, che sarebbe stato intenzionalmente schiacciato con un carrarmato
    dai suoi subordinati. L’incidente è riportato da «Politico» e da altri media.
    Secondo tali fonti, il colonnello russo Youri Medvedev è morto in un ospedale
    bielorusso dopo esser stato vittima di un ammutinamento dei suoi subordinati.
    Secondo «Politico», i soldati russi avevano perso la pazienza verso il
    comandante che li stava portando alla morte.
    Malgrado il moltiplicarsi di ammutinamenti, i soldati russi continuano a venir
    stereotipati come dei sostenitori fanatici del regime di Putin. Si tratta di un
    problema enorme che deve essere risolto. Benché filtrino le informazioni sui
    soldati che rifiutano di obbedire, pochi mezzi sono dedicati alla creazione di una
    rete di diffusione e di sostegno pratico verso i casi di diserzione, sabotaggio e
    ammutinamento. Se esistono innumerevoli iniziative per sostenere i rifugiati
    civili, dovrebbero essercene in numero sufficiente anche per fornire appoggio
    agli ammutinati dell’esercito.
    Traduzione francese: Les Amis de la Guerre de Classe
    www.autistici.org/.../antimilitarismus-appel.../
    Appello: giornate di solidarietà internazionale con i disertori
    Originale in ceco: https://antimilitarismus.noblogs.org/.../vyzva-dny.../
    La guerra in Ucraina continua con tutte le sue conseguenze negative per una
    gran parte del mondo. Continuano tuttavia anche gli atti di diserzione e di
    rifiuto di farsi arruolare, pratiche che, se si dovessero generalizzare, potrebbero
    portare alla fine della guerra. Gli anarchici della regione d’Europa centrale
    pubblicano quindi questo appello per organizzare un sostegno attivo ai
    disertori. Ovunque viviamo, facciamo di ogni risveglio un giorno di solidarietà
    internazionale della classe operaia e di resistenza alla guerra. Organizziamoci
    sui luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle strade per rafforzare l’influenza della
    diserzione. Lottiamo per delle condizioni di vita decenti per tutti coloro che si
    rifiutano di servire da carne da cannone nella guera inter-imperialista.
    Almeno 200.000 persone fuggono dalla Russia per sottrarsi alla mobilitazione
    militare di Putin, e decine di migliaia d’altri evitano la mobilitazione in Ucraina.
    Eppure, non mancano le voci che affermano che «il numero dei disertori è così
    trascurabile che è strano cominciare a parlarene». Bisogna opporsi a questi
    tentativi cinici di «rendere invisibili» le persone che scelgono di non servire
    nell’esercito, di disertare o di emigrare per ragioni politiche. La loro voce deve
    essere ascoltata e un aiuto pratico deve essere apportato.
    I discorsi anti-guerra non hanno ancora la forza sovversiva necessaria per
    fermare la guerra, ecco perché è necessario creare le condizioni che facilitino il
    passaggio dalla riflessione all’azione per altre persone che hanno una tendenza
    alla diserzione. Non si tratta di mettersi sulla linea del fronte tra i carrarmati dei
    due eserciti pensando che questo possa incitare i soldati a deporre le armi. Si
    tratta di ottenere delle condizioni a livello internazionale che garantiscano ai
    disertori di poter mette in atto la loro defezione in tutta sicurezza e di vivere in
    un altro paese senza rischi di condanne e di stigmatizzazione sociale.
    Al momento attuale, gli oppositori alla guerra in Russia e in Ucraina non hanno
    praticamente alcun luogo dove andare. Sono intrappolati tra le frontiere dai
    «loro» governi, mentre i paesi vicini si rifiutano di accoglierli e di fornire loro
    delle condizioni materiali decenti. Se la scelta delle persone resta limitata
    all’opzione «o venir arruolate di forza nell’esercito, o esser perseguitate», non ci
    si può affatto aspettare un aumento delle diserzioni. È necessario pervenire
    all’apertura delle frontiere non solo per i rifugiati civili, ma anche per i disertori
    dei due lati del fronte. È proprio questo che può indebolire considerevolmente
    la dinamica della guerra.
    Ma ciò non si ottenerà mai attraverso la negoziazione con i diversi governi, i
    quali non sono altro che i lacché dello Stato mondiale del capitale, e nemmno
    attraverso il modello socialdemocratico di «fare concessioni nell’ambito della
    politica migratoria». La sola arma, per noi proletari, è la lotta di classe, la
    mobilitazione nelle strade, il sabotaggio dell’economia, l’azione diretta contro la
    guerra permanente… Allora, e solo allora, la classe dirigente spaventata mollerà
    la presa, il che non costituirà per noi un punto di arrivo ma soltanto un
    momento a partire dal quale nuove offensive devono essere condotte contro la
    totalità di questo mondo di miseria e di guerra...
    D’altra parte, i proclami dei politicanti che criticano l’aggressione dell’esercito
    russo sono una manifestazione d’ipocrisia nella misura in cui essi rifiutano di
    fornire delle buone condizioni di vita alle persone che rifiutano di arruolarsi
    nell’esercito. D’altronde, perché e come potrebbero agire altrimenti, questi degni
    rappresentanti dell’ordine borghese!? È necessario opporsi in modo coerente
    agli aggressori di Putin, così come agli uomini di Stato d’altri paesi che,
    attrverso le proprie politiche, permettono all’esercito di mantenere il suo
    potenziale di guerra. Sono i governi dei paesi nei quali viviamo che rendono
    effettivamente più difficile la diserzione, contribuendo in tal modo alla
    continuazione della guerra.
    Coloro che si preoccupano di salvare delle vite dovrebbero riflettere sul modo di
    indebolire la capacità di combattimento degli eserciti, d’incoraggiare i soldati
    che abbandonano il fronte, d’incitarli a disobbedire, di motivarli a usare le armi
    contro coloro che li costringono a fare la guerra. Riflettiamoci e organizziamo
    delle azioni dirette che permettano di concretizzare queste condiderazioni.
    Alcuni anarchici della regione d’Europa centrale (novembre 2022)
    Traduzione francese: Les Amis de la Guerre de Classe
    https://antimilitarismus.noblogs.org/.../appel-journees.../
     
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