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elezioni

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  1. osvaldo4s
     
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    Sulle elezioni, in risposta alle argomentazioni poste da Francesca, voglio soffermarmi su un solo punto: tu dici che si vota per evitare il peggio; ma la domanda che uno si deve porre è: da che cosa viene fuori questo peggio? E se individuato, è possibile evitarlo solo votando, anche sperando in un meno peggio? La risposta più ovvia sta proprio nei fatti e cioè nella perdita di fiducia da parte di quel popolo di sinistra, come tu lo chiami. Questa perdita di fiducia, però, e tu stessa in un certo senso lo ammetti, è stata determinata proprio da quelle politiche che la sinistra sta ormai adottando da anni, sia stando a governo che all’opposizione. Da ciò viene fuori di conseguenza un altro quesito: o la sinistra ha adottato quelle politiche (di cui sopra) perché totalmente incompetente e quindi è inutile votarla, oppure perché doveva e deve rispondere, come io credo, a problemi più seri e responsabili richiesti da un forte senso dello Stato; in altre parole, cercare di soddisfare le necessità della borghesia italiana, per non farle rischiare la retrocessione rispetto alle agguerrite borghesie concorrenti di altri Stati e nazioni. E sta proprio qua la vera natura del peggio. In realtà senza rimuovere quei “fattori economici globali” come tu stessa li definisci, ogni tentativo di evitare il peggio di oggi sicuramente si traduce nel pessimo di domani. Ora, sempre partendo da quello che tu stessa dici e cioè che “… le scelte politiche economiche sono già determinate da fattori economici globali e per questo bisogna opporsi al sistema economico su cui si basa l'organizzazione sociale … “ io penso che sia proprio la mancanza di un’opposizione reale e di massa a queste politiche di attacco alle condizioni di vita dei lavoratori, che ironia della sorte vengono proprio portate avanti da quella sinistra che si dice amica dei lavoratori, a disarmare quest’ultimi. In altre parole significa togliere agli sfruttati ogni possibilità di sperare che le cose possano migliorare organizzandosi e battendosi per il diritto al lavoro, allo studio, contro il precariato e la disoccupazione, per una vita più dignitosa, per dare un futuro alle generazioni che si affacciano al mondo del lavoro, ecc. Quindi votare contro o per, ed anche, se vuoi, non votare, non risolve proprio un bel niente. Anzi peggiora le cose come spiega Fraccomodino nel suo intervento a proposito della coscienza. Tuttavia, se proprio dobbiamo considerare la tornata elettorale, e ritrovare in essa una certa positività, io guarderei con più attenzione al fenomeno del popolo dei non votanti, perché, come ci dice Rosaria attraverso un esempio vivente, questo astensionismo già esprime quel necessario senso pratico e critico verso qualsiasi politica borghese, quella necessaria diffidenza senza della quale non è possibile passare ad una fase successiva di lotte di massa. Lotte che mentre si oppongono al peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori per un reale – e questo sicuramente - “si deve pur vivere” (come tu dici), ci portano a batterci contemporaneamente anche per una prospettiva concreta di una società diversa ed a misura d’uomo.
     
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20 replies since 28/3/2010, 19:57   545 views
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